Sviluppo sostenibile: cosa significa
(ESG) - Il Rapporto Brundtland (1987) definisce il concetto di sviluppo sostenibile
Da una idea a un concetto definito
Completo oggi il racconto sulla nascita del concetto di sviluppo sostenibile iniziato nell’ultimo articolo in cui abbiamo visto come il termine sia apparso ufficialmente per la prima volta all’interno del documento dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la più importante rete mondiale di associazioni ambientaliste governative e non governative. Il documento in questione dettava le proposte d’azione per uno “sviluppo sostenibile” funzionale alla conservazione delle specie viventi.
Abbiamo visto anche però come la felice intuizione di introdurre questa nuova categoria concettuale non fosse ancora accompagnata da una precisa definizione di questo concetto.
La Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo
Per raggiungere il risultato della definizione terminologica dobbiamo ripercorrere un altro filone di attivismo che nasce anch’esso dal fermento di riflessioni che si crea negli anni ottanta attorno ai temi di uno sviluppo che non sia distruttivo per le persone e per le risorse naturali. Mentre scrivo questa nota sono consapevole che il percorso che sto delineando in queste pagine rappresenta solo una parte quanto mai semplificata del confronto tra Stati - per nulla lineare - che ha portato alla condivisione degli atti ufficiali internazionali sullo sviluppo sostenibile. Per chi volesse saperne di più rimando pertanto all’accurato paper di Maria Ivanova “Designing the United Nations Environment Programme: a story of compromise and confrontation” del 2007.
Nel 1983 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva istituito la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo con l’obiettivo di predisporre un agenda programmatica che contenesse gli indirizzi di politiche in grado di cambiare il modello di sviluppo.
Il Segretario Generale dell’Organizzazione, che era allora il peruviano Perez de Cuellar, nominò come presidente della costituenda Commissione il primo ministro norvegese, la signora Gro Harlem Brundtland, e come vice il sudanese Mansour Khalid. L’Italia era rappresentata dalla senatrice Susanna Agnelli. Il nostro paese poteva contare anche sulla presidenza di uno dei tre panel di esperti che supportano i lavori della Commissione, quello incaricato di occuparsi delle politiche industriali; la carica fu assegnata a Umberto Colombo che era allora presidente dell’ENEA, l’Ente per le energie alternative.
Dopo anni di lavoro la Commissione produsse un rapporto dal titolo “Our Commun Future” e che sarà però ricordato con il nome di Rapporto Brundtland.
La definizione
Il Rapporto contiene la prima definizione ufficiale di sviluppo sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Usando la efficace sintesi prodotta dalla Treccani possiamo dire che “Lo sviluppo sostenibile viene connotato quindi rispetto a due dimensioni: l’ambiente quale dimensione essenziale dello sviluppo economico e la responsabilità intergenerazionale nell’uso delle risorse naturali.”
Ai risultati raggiunti dalla Commissione fanno riferimento tutte le iniziative successive fino ad arrivare alla più importante, cioè all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
La sistematizzazione definitoria è però solo uno degli importanti contributi contenuti nel rapporto. Esso segna un passaggio tra la fase nella quale le politiche ambientali si configurano in contrapposizione allo sviluppo e l’affermazione di iniziative che incentivano e promuovono l'integrazione tra ambiente, sviluppo economico e contesto sociale. Come avevo scritto l’ultima volta si torna a guardare a uno sviluppo che, seppure declinato secondo la nuova dottrina, riprende i suoi caratteri progressivi
E’ la povertà che crea squilibri
Ma per quello che sono le mie sensibilità e il mio mondo di valori, l’indicazione più importante che ci ha lasciato il Rapporto Brundtland consiste nell'aver individuato una strettissima corrispondenza tra degrado ambientale e povertà, tra emarginazione sociale ed economica e diseguaglianza nell'accesso alle risorse naturali. L’unica strada percorribile per realizzare l’obiettivo di sostenibilità è così secondo gli estensori del rapporto quella di promuovere una maggiore prosperità nel senso più ampio del termine, garantendo migliori condizioni ambientali e di vita alle popolazioni.
Il Rapporto si conclude così proponendo tre blocchi di considerazioni a partire dalle quali costruire l’impegno comune:
Esistono aree dei pianete che sono molto fragili dal punto di vista ambientale e che possono essere considerate "beni comuni globali", in quanto posti al di fuori delle giurisdizioni nazionali. Senza un accordo globale la pressione su questi ecosistemi rischia di distruggerne l’integrità ecologica, intaccando il patrimonio delle generazioni future
Lo sviluppo insostenibile minaccia di accrescere le insicurezze globali. Le sollecitazioni cui è sottoposto l’ambiente creano, infatti, tensioni geopolitiche che possono alimentare conflitti militari.
Le nuove sfide sociali e ambientali mostrano un elevato grado di integrazione e di interdipendenza. Questo rende obsoleto e inadeguato l’assetto delle istituzioni esistenti, “le quali tendono all’indipendenza, alla frammentarietà, ad operare sulla scorta di mandati di carattere limitato e con processi decisionali di breve respiro”.
Le puntate precedenti
Questo articolo fa parte di una serie di documenti che trattano delle tematiche di sostenibilità e di impegno degli azionisti
Lo sviluppo sostenibile
Quando appare per la prima volta il concetto di “sviluppo sostenibile”, una innovazione per conciliare l’idea di sviluppo con la tutela dell’ambiente. Il rapporto dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) del 1980. Vai alla quinta puntata
Sostenibilità e industria finanziaria
Un inquadramento delle normative che nel 2021 hanno cambiato radicalmente lo scenario finanziario per quanto riguarda le tematiche ambientali, sociali e di governo societario. Vai alla prima puntata
Il Regolamento comunitario 2019/2088 che detta le regole di trasparenza a cui sono tenuti i soggetti che propongono prodotti finanziari (compresi i fondi pensione). Vai alla seconda puntata
Impegno degli azionisti ed engagement
La nuova disciplina (Direttiva UE 2017/828) che incoraggia l’impegno degli azionisti nella vita delle società quotate. Vai alla terza puntata
Racconto del primo caso, o potremmo dire l’unico, del coinvolgimento di un fondo pensione italiano nella determinazione delle scelte societarie di una grande impresa. Si tratta della vicenda, unica anche nei suoi protagonisti, che ha coinvolto il Fondo pensione di Banca d’Italia da una parte e il finanziere Sindona, dall’altra. Vai alla quarta puntata
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