Parlare di temi ESG significa trattare soprattutto di sviluppo sostenibile. Ma cosa significa esattamente questa espressione?
E’ immediato verificare come al di la delle definizioni ufficiali, a causa dei suoi rimandi valoriali, esso si presti a interpretazioni differenti, alcune delle quali connotate da un forte accento ideologico. In ogni caso rintracciare la sua origine e ricostruire il contesto in cui è nato aiuta a circoscrivere con maggior precisione un appropriato utilizzo di questo termine.
Uma nuova unità lessicale
Va confesso che mi affascina quando mi trovo di fronte a una nuova unità lessicale che nasce dalla composizione di due termini che originariamente rimandano a differenti contesti semantici ma che assumono una vita autonoma nella loro formulazione congiunta.
Non è strano peraltro che abituati al ripetuto utilizzo di queste locuzioni non ci si soffermi su questo aspetto che è, invece, di per sé in grado di gettare una luce chiarificatrice sull’effettivo significato.
Il concetto di sviluppo è tra i due sicuramente quello più complesso da rappresentare per il suo portato storico, economico, sociale. Per quello che qui ci interessa possiamo dire che a lungo esso ha connotato prevalentemente la sfera economica delle attività umane. A un certo punto lo “sviluppo” si è, però, caricato di attributi negativi legati soprattutto agli effetti che tale processo ha prodotto sull’ambiente, sulle risorse, sulle popolazioni.
Al contrario sostenibile, (ciò che può essere sostenuto), esprime senza dubbio un valore positivo, e con le sue accezioni non solo di “tenere sopra”, ma che rinviano anche all’idea di proteggere, di sorreggere, ha un valore generalmente positivo.
Ecco che quindi la composizione della nuova unità lessicale che di colpo ricompone e risolve questa contrapposizione prefigurando uno scenario dove lo sviluppo torna ad essere un volano propulsivo della storia dell’umanità e allo stesso tempo si arricchisce di un contenuto più ampio che esce dai confini dell’economia per abbracciare aspetti sociale e ambientali
Questa interessante fusione lessicale si era già prodotta in altre categorie concentrali che attengono ai temi sociali, ad esempio nel 1939 - a seguire della grande crisi che dieci anni prima aveva iniziato a flagellare il mondo - coinvolgendo altri due termini altrettanto densi di significato “sicurezza” e “sociale” ad esprimere l’idea che la sicurezza trovasse una sua configurazione possibile solo attraverso una connotazione collettiva e sociale. Ma questo è un altro tema, molto rilevante, a cui dedicherò a breve un altro post.
Nasce l’esigenza di disporre di un nuovo concetto
Ma quando appare per la prima volta in un atto in qualche modo ufficiale la locuzione sviluppo sostenibile?
Siamo relativamente vicini nel tempo, nel 1980 a Gland, una cittadina svizzera del Cantone Vaud. Qui si trova la sede centrale dell’ International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN), oltre a quella del WWF a fare di questa città di poco più di 11 mila abitanti quasi la capitale mondiale dell’ambientalismo.
IUCN è il più importante network di organizzazioni governative e non governative che si occupano dei temi ambientali. Fondato nel 1948 ne fanno parte 900 ONG e oltre 200 enti governativi di 160 paesi, oltre a 11.000 esperti indipendenti che lavorano in 6 commissioni. Dal 1999 IUCN è anche diventato Osservatore all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Nel 1980 IUCN pubblica un documento “World Conservation Strategy. Living Resource Conservation for Sustainable Development” dove appunto compaiono uniti i termini di sviluppo e sostenibile.
Lo sviluppo sostenibile è posto addirittura al primo punto come obiettivo del documento. “The aim of the World Conservation Strategy is to help advance the achievement of sustainable development through the conservation of living resources”. Il rapporto si chiude infine con un capitolo (20) che titola “Toward sustainable development”
Il rapporto però non contiene, né propone una definizione diretta di cosa si intenda per sviluppo sostenibile e si limita a dettare alcuni impegni necessari per realizzare questo obiettivo: ad esempio la conservazioni delle “risorse” viventi ovvero l’integrazione della “conservazione” nei processi di sviluppo. Peraltro IUCN è famoso per gestire la cosiddetta “linea rossa” che stabilisce il limite superato il quale una specie può considerarsi in pericolo d’estinzione.
E’ interessante osservare come il documento proponga anche un collegamento tra mancata conservazione delle risorse viventi e povertà. Proprio questo rapporto tra livello della ricchezza/povertà e rispetto dell’ambiente e dei diritti sociali sarà poi al centro di tutte le riflessioni e le iniziative successive, dal Rapporto Brundtland all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “10. That conservation and sustainable development are mutually dependent can be illustrated by the plight of the rural poor. The dependence of rural communities on living resources is direct and immediate. “
Per arrivare, però, alla prima definizione accettata di sviluppo sostenibile dobbiamo però attendere ancora qualche anno con la pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite “Our Common Future”. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.
Le puntate precedenti
La prima puntata del ciclo dedicato ai temi ESG pubblicato in questa pagina è stato dedicato all’inquadramento delle normative che nel 2021 hanno cambiato radicalmente lo scenario finanziario per quanto riguarda le tematiche ambientali, sociali e di governo societario.
Con la seconda puntata abbiamo iniziato a costruire il set minimo di conoscenze per affrontare il nostro viaggio all’interno dell’universo ESG esaminando il Regolamento comunitario 2019/2088 che detta le regole di trasparenza a cui sono tenuti i soggetti che propongono prodotti finanziari (compresi i fondi pensione).
La terza puntata ci ha portato a esaminare la nuova disciplina (Direttiva UE 2017/828) che incoraggia l’impegno degli azionisti nella vita delle società quotate.
Con la quarta puntata ho iniziato a proporre delle soste lungo il nostro percorso per soffermarci su alcuni casi concreti che spiegano come l’attuale contesto si è andato via via formando. Sono partito dalle esperienze di impegno degli azionisti per raccontare il primo caso, o potremmo dire l’unico, del coinvolgimento di un fondo pensione italiano nella determinazione delle scelte societarie di una grande impresa. Si tratta della vicenda, unica anche nei suoi protagonisti, che ha coinvolto il Fondo pensione di Banca d’Italia da una parte e il finanziere Sindona, dall’altra.
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