Quanto siamo vulnerabili
Il sabotaggio ai gasdotti che attraversano il Mar Baltico ha mostrato tutta la vulnerabilità delle reti su cui si regge il sistema produttivo, distributivo e di comunicazione globale
Un mondo fatto di connessioni
Il nostro mondo si sta caratterizzando per essere spettatore di una crescita esponenziale delle reti di connessione. Alcune sono immediatamente visibili, ad esempio la rete dei trasporti, altre, pur essendo note a tutti, sono meno percepite e conosciute nel loro funzionamento. Pensiamo ad esempio alla distesa dei cavi sottomarini attraverso i quali passa il traffico di informazioni globale, ovvero al sistema di pipeline del trasporto delle materie prime energetiche o, ancora, a un fenomeno recentemente nuovo rappresentato dalla crescita della infrastruttura dei satelliti per il traffico dati. Tutte queste connessioni rappresentano il sistema linfatico che sostiene le economie mondiali. Un ostacolo, un impedimento, una strozzatura lungo queste lunghe catene di connessione determina immediatamente contraccolpi sulle economie e più in generale sulle condizioni quotidiane di vita. La stessa inflazione che oggi segue una dinamica molto articolata è stata innescata dalle disfunzioni nelle catene di valori generate dal lockdown prima e dalla successiva tumultuosa ripresa delle attività economiche e di socialità1.
Tanto importanti, tanto sottovalutate
Eppure di tutto questo conosciamo poco e, soprattutto, non siamo in grado di valutare il grado di affidabilità di questa parte essenziale dei sistemi economici, sociali e spaziali.
In una conferenza a Monaco di Baviera del 1918 nota a noi nel testo “La scienza come professione” Max Weber ha raccontato l’idea della specializzazione della scienza: “Chiunque di noi viaggi in tram non ha la minima idea – a meno che non sia un fisico di professione – di come esso fa a mettersi in movimento; e neppure ha bisogno di saperlo. Gli basta di poter «fare assegnamento» sul modo di comportarsi della vettura tranviaria, ed egli orienta il suo comportamento in base a esso; ma non sa nulla di come si faccia per costruire un tram capace di mettersi in moto. Il selvaggio ha una conoscenza incomparabilmente migliore dei propri utensili”2.
Questa affermazione non solo descrive un fenomeno pervasivo ormai generalizzato, ma, se ci fermiamo alle conseguenze, genera la falsa consapevolezza secondo la quale il complesso sistema di relazioni fisiche (e astratte) che sottende le diverse manifestazioni del nostro essere e del nostro operare, sia destinato a funzionare infallibilmente in una sorta di inerzia meccanica. In realtà basterebbe sollevare i primi lembi della coperta per cogliere la vulnerabilità di questo sistema di relazioni.
Un sistema molto vulnerabile
Parlo di vulnerabilità perché valutare questa grandezza significa misurare la capacità o, al contrario, la incapacità che hanno i singoli elementi che compongono il sistema - nonché quest’ultimo nel suo complesso - di resistere agli eventi avversi. Essere vulnerabile significa quindi risultare facilmente attaccabile e, allo stesso tempo, sensibile agli effetti di questi attacchi.
Un recente fatto di cronaca, il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream3, ha manifestato l’elevato grado di vulnerabilità di una delle reti infrastrutturali essenziali del sistema produttivo, quella energetica. In uno dei mari più controllati del mondo è stata compiuta un’azione senza precedenti, senza che la stessa potesse essere evitata, non essendo peraltro nemmeno stato possibile rintracciare con certezza i colpevoli e individuare la fonte e la modalità dell’attacco. In altri casi le minacce alle reti infrastrutturali sono arrivate dal vasto universo a cui fa riferimento la cybersecurity, oppure più semplicemente sono risultate essere state causa di un default interno dovuto alla complessità del sistema. In ogni caso, qualunque sia la causa, e al di là della spinta degli eventi, dovremmo interrogarci su quali sono le molteplici conseguenze di questa condizione di vulnerabilità.
Da parte mia sono convinto che la crescita abnorme del sistema relazionale, cioè dei punti di interconnessione e delle loro ramificazioni, sia arrivato a un punto tale da generare una totale dipendenza da questi delle economie, dei sistemi sociali, sanitari, eccetera. Questo vincolo strutturale alimenta la crescente situazione d’incertezza. Anzi da tempo sono convinto del fatto che ciò che avviene a seguito della intensificazione della costruzione dei nodi di connessione delle nostre società costituisca uno dei tre motori principali che ha portato, e porterà ancor più in futuro, all’aumento della frequenza dei rischi e dell’intensità del loro impatto.
Pericolosità intrinseca, esposizione ai rischi, vulnerabilità
Per inquadrare la vulnerabilità di un determinato “oggetto” d’indagine dobbiamo partire da un aspetto prioritario della definizione dei rischi che riguarda la pericolosità intrinseca. Questo parametro costituisce una sorta di dato oggettivo, in quanto fa parte delle caratteristiche stesse di un determinato universo osservato. Pensiamo ai terremoti, nei quali il pericolo intrinseco è definito dalle caratteristiche morfologiche e tettoniche del territorio, cioè il suo essere o meno insediato in una zona sismica. Per molti versi molte delle reti sono per loro natura inserite in contesti ad alta pericolosità intrinseca, dai fondali marini fino a “territori” condizionati da fattori più umani come i pericoli delle guerre, del terrorismo e dei sabotaggi. Questa pericolosità intrinseca trova poi trasposizione nell’esposizione che ogni sistema ha di essere più o meno esposto a fattori avversi. Ad esempio un sistema di comunicazione di satelliti è esposto a una serie di fattori avversi molto eterogenei, minacce cyber, attacchi di potenze ostili, ma anche malfunzionamenti dei sistemi di navigazione o incidenti con materiale spaziale disperso.
Se pericolosità intrinseca e esposizione ai fattori avversi costituiscono la condizione oggettiva, potremmo dire esogena, di ogni contesto di rischio la manifestazione con cui può determinarsi un evento avverso dipende, come detto, dalla vulnerabilità, che è forse l’unico dei tre piani dell’esame per il quale si possono condurre delle azioni di mitigazione. In realtà sono convinto che una serie di trend strutturali rendono in ogni caso difficile definire misure di contenimento e di mitigazione facendo, per questa ragione, del sistema di reti e relazioni uno dei principali fattori di incertezza. L’elevata vulnerabilità che si registra un una pluralità di contesti ha a che fare con il modo con il quale il sistema delle reti si è stratificato nel tempo. E questo a sua volta rimanda agli altri due motori dell’incertezza: la complessità e la antropizzazione degli spazi. Comprendere queste dinamiche è utile per valutare la plausibilità di questo approccio, cogliendo il passaggio distintivo di queste situazioni rispetto a quanto era solo pochi decenni fa.
Alcuni esempi
Per avere maggiore evidenza concreta di questo fenomeno penso sia utile introdurre qualche esempio e ricordare alcuni default operativi che hanno bloccato sistemi di trasporto aereo o ferroviario4. In questo caso la vulnerabilità dei sistemi si è generata dal fatto che le imprese di trasporto hanno esteso le loro attività ben al di là del proprio core business, dalle prenotazioni alberghieri alla fornitura di pacchetti vacanza. Alla base di questo enorme intreccio di attività vi è un sistema informatico che deve amministrare collegamenti e interazioni che si appoggiano su più piattaforme estremamente eterogenee, che comprendono anche i milioni di smartphone dei passeggeri. Questo sviluppo molto rapido delle attività ha portato all’aggregazione in un gigantesco patchwork di pacchetti informatici diversi che hanno dato vita a un insieme molto fragile soprattutto nella gestione della business continuity in casi di emergenza. La reingegnerizzazione dell’intero sistema appare difficilmente realizzabile soprattutto per i costi enormi che comporta. Così nelle pieghe della continua evoluzione di scala si creano le condizioni di maggiore incertezza che si condensano attorno ad alcuni punti di debolezza e di criticità che possono, a loro volta, creare e nascondere rischi enormi. E lo stesso ragionamento vale per un insieme eterogeneo di attività produttive che coinvolgono decine di milioni di persone sparse in tutto il pianeta.
Qualcuno potrebbe eccepire che abbiamo raccontato di episodi che in fin dei conti hanno avuto effetti limitati e tutto sommato riassorbiti un lasso di tempo relativamente breve. Questa osservazione non può nascondere la convinzione che quelli narrati non sono che un infimo gruppo di esempi e che in realtà essi siano indicativi della crescita della vulnerabilità di cui sto qui parlando. Soprattutto non si può escludere a priori che uno qualsiasi di questi eventi possa scatenare una catena di reazioni dall’esito ben più problematico e devastante. D’altra parte anche le diverse epidemie che in questo secolo ci hanno accompagnato, dall’aviaria, alla MERS, alla influenza suina, si sono in gran parte concluse con “danni” limitati ad aree geografiche circoscritte fino quando una di queste ha avuto una evoluzione ben differente portando alla tragedia della pandemia del COVID-19.
Una crescita esponenziale
Per comprendere fino in fondo il ragionamento che vi propongo ci rimane da osservare e commentare un elemento che ha caratterizzato il processo di crescita dei sistemi di relazioni. Esso riguarda la esponenzialità, cioè il modo in cui la proliferazioni dei punti di connessione procede attraverso seguendo una traiettoria di accelerazione. Nuove relazioni si creano e altre intensificano secondo un processo che è esponenziale e che rende molto difficile una pianificazione adeguata delle misure atte a mitigare i rischi. Uso un esempio che ho già usato “Chi usa un computer con sistema operativo Windows o IOS sperimenta quasi giornalmente la progressione degli aggiornamenti, che non sono altro che il continuo sovrapporsi di evoluzioni, scoperte di nuovi errori e loro correzioni. Questa accelerazione dell’implementazione e del rilascio di soluzioni legate alle più recenti scoperte scientifiche ha i suoi risvolti positivi: ridurre i tempi di introduzione delle innovazioni consente a tutti di godere dell’avanzamento delle soluzioni tecniche senza doverle solo immaginare, o leggere in qualche romanzo di fantascienza. Il nuovo paradigma produttivo, che prevede la rinuncia alla ridondanza delle verifiche e alla pretesa della perfezione, è peraltro reso possibile proprio dal nuovo ambiente di connettività in cui viviamo. Proviamo ad immaginare la gestione pratica del rilascio delle ricorrenti revisioni dei sistemi operativi e degli applicativi in un mondo in cui le nuove versioni dovessero ancora essere distribuite fisicamente attraverso quel supporto fisico ormai quasi dimenticato che erano i floppy disk prima e i cd rom successivamente. Talvolta i buchi negli applicativi e nei sistemi operativi che vengono incessantemente scoperti e risolti sono qualcosa di ben più rilevante di semplici errori costruttivi, ma nascondono insidie attraverso le quali si aprono falle che favoriscono chi vuole violare la sicurezza dei sistemi”5.
Ma la dimostrazione più evidente della esponenzialità è quella legata alle più recenti esperienze di diffusione delle malattie. Lo sviluppo delle comunicazioni aeree per la prima volta nella storia in termini così generali consente un trasferimento spaziale delle persone infette più veloce di qualsiasi processo di incubazione e di manifestazione delle epidemie virali. In meno di una giornata i collegamenti aerei trasportano milioni di persone da un continente all’altro, anche i più distanti. E questo lasso di tempo è minore di quello che trascorre tra il contagio di un individuo e la manifestazione dei primi sintomi della malattia. Non è un caso che i focolai più importanti e più devastanti del COVID19 si siano creati in ogni paese del mondo nei nodi - o in prossimità di essi - dei collegamenti aerei internazionali.
Conclusioni … provvisorie
Tutto questo per arrivare alla solita conclusione della esistenza di un mondo sempre più dominato dall’incertezza e con rischi più frequenti e più catastrofici. Un mondo che si sta così modellando proprio per l’esistenza di potenti motori che sono essi stessi la causa di una strutturazione inarrestabile dell’incertezza. Per questo vale la pena esplorare più da vicino alcuni di questi contesti traendone alcune utili considerazioni. D’altra parte un appuntamento come questo, incentrato proprio sull’esame dei rischi, non può rinunciare a intraprendere questa strada. Per questo torneremo a parlare ancora di questi temi nelle prossime settimane.
Raffaele Bruni, E’ l’inflazione bellezza, dicembre 2021 - https://raffaelebruni.substack.com/p/e-linflazione-bellezza
Max Weber, La scienza come professione, Einaudi
Il 26 settembre alcune esplosioni hanno danneggiato, alcuni dicono in modo irreparabile, i gasdotti Nord Stream 1 e 2 che portano attraverso il Mar baltico il gas russo ai terminali tedeschi. - Come sono stati sabotati i gasdotti Nord Stream?, Il POST, 2 ottobre 2022 - https://www.ilpost.it/2022/10/02/nord-stream-sabotaggio-esplosioni/
Il 15 giugno 2022 in un comunicato le ferrovie italiane confermavano che “Dalle ore 9:30 un problema tecnico alla rete di comunicazione impedisce il funzionamento dei sistemi di vendita e informativi al pubblico e ai treni. Maggiori tempi di elaborazione e consegna dei documenti ai treni con ritardi in partenza, sia ai treni a lunga percorrenza sia ai treni regionali”. Precedentemente, il 24 marzo 2022, la stessa linea ferroviaria era andata in blocco per un attacco hacker. Il 15 marzo del 2021 era stato il sistema di prenotazione vaccinale delle poste a bloccarsi. Ma i casi più famosi sono quelli:
- di Delta Airlines nell’agosto 2016 (Jack Steward, How a Computer Outage Can Take Down a Whole Airline, Wired 8 agosto 2016 - https://www.wired.com/2016/08/computer-outage-can-take-whole-airline/
- e di United Airlines nell’agosto 2003 (Final Report on the August 14, 2003 Blackout in the United States and Canada: Causes and Recommendations, aprile 2004 - https://www3.epa.gov/region1/npdes/merrimackstation/pdfs/ar/AR-1165.pdf
Raffaele Bruni, Il pugile e il piccolo uomo, Licosia Editore 2019, pag. 49