Lo spazio: la frontiera più calda della geopolitica
(Post #142) Lo spazio è uno dei nuovi territori delle sfide globali, sia economiche, che, ovviamente, strategiche e geopolitiche
Questo articolo riprende e sviluppa un contributo che ho scritto per il portale dedicato alle innovazioni, innovando.news, nell’ambito della collaborazione tra BM&C Società Benefit e Osservatorio ISERC. Si tratta di un articolo introduttivo a quella che è la geopolitica dello spazio. Come sapete non sono però interessato alla geopolitica in quanto tale, ma la considero la chiave per collegare i temi strategici con quelli dell’economia e dello sviluppo; pertanto seguirò questo approccio anche per quanto riguarda lo spazio. D’altra parte come non potrebbe essere tale visto che le proiezioni della space economy per il prossimo futuro segnano numeri enormi. Secondo un report dello scorso anno del World Economic Forum entro il 2035 la space economy arriverà a fatturare oltre 1.800 miliardi di dollari, il triplo di quello che è la dimensione attuale del settore1. Il valore dello spazio non è, però, solo economico. Al di sopra delle nostre teste si gioca una partita importante per la tecnologia, per le comunicazioni, per l’egemonia politica, ecc.
Una partita decisiva
Non possiamo quindi parlare di futuro e di sviluppo senza comprendere l’esigenza di trattare congiuntamente i temi dell’economia dello spazio e quelli relativi ai rischi geopolitici: i fatti geopolitici, lo sviluppo economico, e i mercati finanziari sono correlati tra di loro. Il motivo è presto detto: l’incertezza è il principale “nemico” dei sistemi economici e di quelli finanziari. E noi sappiamo che nessun ambito più di quello geopolitico è in grado di alimentare l’incertezza sul futuro.
Inoltre, la geopolitica è il terreno privilegiato del confronto/scontro tra le potenze economiche e per questa ragione lo spazio diventa inevitabilmente il terreno di sfida di tutti i paesi che intendono avanzare la propria candidatura sul piano di un’egemonia, almeno, regionale.
I “nuovi territori”
In questa fase storica si stanno proponendo al centro della geopolitica globale “nuovi territori”. Anzi questi territori sono diventati il terreno dello scontro più acuto per l’egemonia globale. Tre di questi “nuovi territori” corrispondono a “luoghi” fisici: (i) il primo è appunto lo spazio, inteso come il territorio che si estende sopra le nostre teste, che è proprio il teatro della space economy; (ii) il secondo è il mare con le nuove possibilità di sfruttamento e la sua rilevanza nei commerci mondiali; (iii) il terzo è l’Artico, diventato quanto mai strategico da quando i cambiamenti climatici hanno ridotto la sua superficie coperta da ghiacci, (iv) Un quarto e ultimo territorio e invece uno spazio virtuale e corrisponde al mondo Cyber. Ovviamente dato il tema che mi sono ripromesso di raccontare mi concentrerò qui esclusivamente sulla geopolitica dello spazio, anche se come vedremo in seguito sarà utile svolgere alcuni confronti trasversali con gli altri territori.
E’ la geopolitica ad aprire la strada alla conquista dello spazio
In realtà, parlando di geopolitica dello spazio, non stiamo proponendo nulla di nuovo. La conquista dello spazio nasce all’interno di un contesto geopolitico: il confronto tra le due superpotenze e la guerra fredda, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. L’avvio e la rapida accelerazione delle conquiste trovano una loro contestualizzazione all’interno della lotta per l’egemonia tra i due blocchi.
Siamo nell’ottobre 1957 e l’Unione Sovietica sorprende tutti lanciando il primo oggetto prodotto dall’uomo nello spazio, lo Sputnik. Quale migliore affermazione sul piano comunicativo della potenza della scienza e della tecnologia sovietica del lancio. Dal punto di vista scientifico e tecnologico quella che è stata messa in orbita è una sfera di dimensioni ridotte, 58 cm con 4 antenne, per un peso complessivo di 83 kg in grado di rimandare un segnale alla terra.
Un articolo disponibile sul sito della NASA racconta il clima di quei giorni negli Stati Uniti “Sebbene il presidente Eisenhower e altri leader della sua amministrazione si congratulassero con i sovietici e cercassero di minimizzare l'importanza del risultato, mal valutarono la reazione del pubblico all'evento. Il lancio dello Sputnik 1 ebbe un effetto "Pearl Harbor" sull'opinione pubblica americana2.
Fu uno shock, introducendo il cittadino medio nell'era spaziale in un contesto di crisi. L'evento creò l'illusione di un divario tecnologico e fornì l'impulso per un aumento della spesa per le imprese aerospaziali, i programmi di formazione tecnica e scientifica e la costituzione di nuove agenzie federali per gestire la ricerca e lo sviluppo aerospaziale. Non solo i sovietici erano stati i primi in orbita, ma lo Sputnik 1 pesava quasi 90 chili, rispetto ai 1,6 chili previsti per il primo satellite lanciato nell'ambito del Progetto Vanguard. Nel contesto della Guerra Fredda della fine degli anni '50, questa disparità di capacità preannunciava implicazioni minacciose”3.
Il segnale ritmato lanciato dallo spazio e arrivato in ogni parte del pianeta segna un primato difficile da digerire per l’intero Occidente. Un’affermazione attribuita a Kruschov fornisce la rilevanza di quanto era riuscita a fare l’URSS “Lo Sputnik è come una mela che è caduta sulla testa degli imperialisti”.
Non bastasse lo shock dello sputnik a fine anno segue il lancio del primo essere vivente, la cagnolina Laica. Soprattutto nell’aprile del 1961 parte il volo del primo essere umano destinato a compiere un’orbita attorno alla terra, Yuri Gagarin. Gagarin, proclamato immediatamente eroe socialista, è l’icona dell’uomo nuovo sovietico. Il fatto che venisse da una famiglia contadina e che si fosse fatto strada grazie all’istruzione pubblica proponeva una versione sovietica del mito fondante americano dell’ascensore sociale.
Con un linguaggio pugilistico, una sequenza da KO. Uno shock politico e culturale per gli Stati Uniti costretti a lanciare una rincorsa contro il tempo per recuperare il tempo perduto. Non solo la creazione della NASA, il lancio dei progetti pubblici imponenti, la rincorsa americana si è alimentata di uno slancio ideale importante. Il presidente Kennedy il 12 settembre 1962, parlando a Houston alla Rice University pronuncia il discorso diventato famoso per un suo passaggio: “We choose to go to the moon”. “Scegliamo di andare sulla Luna in questo decennio e di fare le altre cose non perché siano facili, ma perché sono difficili. Perché quell'obiettivo servirà a organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e competenze, perché quella è una sfida che siamo disposti ad accettare. Una sfida che non siamo disposti a rimandare. E quindi, mentre salpiamo, chiediamo la benedizione di Dio per l'avventura più rischiosa, rischiosa e grandiosa che l'uomo abbia mai intrapreso”4.
Con il progetto Apollo e la conquista della Luna viene però presto sancita la superiorità occidentale. Potremmo forse dire, con il senno di poi, che nello spazio si consuma quello che sarà il primo atto del declino futuro dell’URSS e del suo modello politico e sociale.
L’ENI di Mattei e l’Italia
Sebbene il confronto tra USA e URSS abbia dominato il confronto della prima fase della geopolitica dello spazio altri attori si sono confrontati in questa sfida per affermare un posizionamento strategico ricco di conseguentemente propagandistiche e politiche. Tra questi proprio l’Italia impegnata nel recuperare posizioni di reputazione e forza internazionale dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale.
La sfida ha un nome, il progetto San Marco, un padre scientifico, Luigi Broglio, ma soprattutto uno sponsor determinante, Enrico Mattei
Il lancio del satellite San Marco dalla base italiana al largo di Malindi, di cui a dicembre dello scorso anno si celebravano i sessant’anni, è stato un evento straordinario negli equilibri all’interno dell’alleanza occidentale. Il lancio ha fatto del nostro paese la quinta nazione paese a livello mondiale a inviare un satellite nello spazio, ma la terza, dopo le due superpotenze, a farlo utilizzando personale e strutture nazionali. Non è un caso che dietro a questo successo geopolitico italiano vi sia proprio quell’Enrico Mattei che molti hanno definito come il vero artefice della politica estera nazionali di quegli anni.
In un libro dedicata alla pionieristica impresa spaziale italiana il giornalista Giovanni Caprara racconta in che modo l’ingresso del paese in questo settore abbia fatto parte della strategia di riposizionare il paese tra i grandi dopo le vicende belliche e la sconfitta nella seconda guerra mondiale. Enrico Mattei e l’ENI sono stati però determinanti per realizzare il progetto5. Dopo una serie di contatti tra lo stesso Mattei e Broglio l’ENI mise a disposizione gratuitamente la piattaforma Scarabeo - in seguito ribattezzata Santa Rita (nella foto di apertura. Fonte wikipedia) - che la società petrolifera aveva al largo dell’Egitto. Dopo un lavoro di adattamento la piattaforma nel dicembre del 1962, pochi mesi dopo la morte del presidente dell’ENI, iniziava il suo trasferimento per la destinazione al largo del Kenia.
E’ peraltro molto divertente leggere la storia del lancio del secondo satellite, il primo dalla piattaforma italiana, che ripropone la storia non so quanto mitizzata dell’ingegno italiano, della immancabile approssimazione e della “buona stella” necessaria per la riuscita delle grandi imprese. Scrive Caprara “Cominciammo il countdown la mattina presto,” ricordava Broglio. “Doveva durare sette-otto ore. Cadeva tutto a pezzi perché il materiale che avevamo proveniva dalla base di Gioia del Colle e quindi era vecchio. Eppure tutto procedette bene fino a 14 minuti prima del lancio, quando cominciò una serie incredibile di piccoli problemi e, dulcis in fundo, la rottura dell’orologio della sala comando, che mi costrinse a continuare il conteggio alla rovescia con il mio orologio da polso”. Inoltre “In Italia tuttavia la notizia veniva diffusa con un giorno di ritardo a causa di uno sciopero dei giornalisti”.
Egemonia politica e egemonia economica
Se quindi la conquista dello spazio nasce essenzialmente come un fatto geopolitico, oggi questa connotazione non è più solo legata all’affermazione dell’egemonia politico-culturale ma riguarda in molto altrettanto determinante l’egemonia economica. Lo spazio è, infatti, uno dei principali territori del confronto economico futuro: un’economia che si avvia velocemente a fatturare 1.000 miliardi di dollari.
In questi ultimi anni, però, gli attori sono aumentati: in primo luogo perché il mondo è diventato multipolare e anche lo spazio vede la presenza di vari protagonisti, non più solo gli Stati Uniti e la Russia, ma anche l’Europa, la Cina, l’India, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud.
La seconda differenza consiste nel fatto che gli Stati non sono più gli unici protagonisti di questo settore ma il ruolo dei privati è sempre più determinante. Questo non significa che gli Stati abbiano perso il loro ruolo e anzi mantengono una posizione rilevante: imprese private come Space X o Blu Origin si sono affiancati occupando una quota importante del mercato.
L’infografica postata dallo stesso Elon Musk su X mostra i lanci spaziali del 2024 e parla da sola. Dietro a Space X quattro agenzie nazionali Cina (CNSA), Russia (Roskosmos), Giappone (JAKA) e India (ISRO) e molti altri lanci di compagnie private. Spicca anche il ritardo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che deve assolutamente accelerare il proprio programma se non vuole essere esclusa definitivamente dal mercato in enorme espansione dei lanci spaziali. Più attiva di ESA anche United Launch Alliance (ULA) la joint venture tra Boeing e Lockheed Martin. Non appare invece la NASA che per i propri lanci ha rinunciato a propri vettori avendo siglato accordi miliardari con SpaceX, Blue Origin e ULA.
Un modello sperimentato
In realtà, dobbiamo però ricordare come i programmi spaziali statunitensi abbiano fin dalle origini fatto largo impiego di commesse alle imprese private. Nell’immagine che riporto di seguito si può vedere una pubblicità6 che risale addirittura agli anni ‘60 del secolo scorso, attraverso cui la casa automobilistica Chrysler promuove la sua attività nel settore spaziale. Chrysler aveva creato una Missile Division per la produzione di razzi balistici (Redstone e Jupiter) per il Pentagono. Grazie anche all’esperienza maturata Chrysler partecipò al programma Apollo fornendo parti essenziali del vettore Saturn V usato nella prima missione lunare.
Questa immagine consente peraltro di affrontare diverse questioni essenziali. La prima attiene proprio al tema di questo articolo e si riferisce alla integrazione che gli Stati Uniti hanno saputo costruire tra i programmi pubblici e il sistema industriale nazionale. Il secondo riguarda il ruolo delle commesse militari nella promozione della ricerca e sviluppo dei settori più innovativi. Qui stiamo parlando del settore dei vettori spaziali, ma un discorso ancora più ampio riguarda lo sviluppo dell’industria informatica sia nella componente hardware che software. Infine il terzo punto che vorrei qui riprendere è quello che ha una valenza forse più strategica in prospettiva e riguarda le potenziali sinergie tra l’industria spaziale e quella dell’automotive. Se oggi questa relazione appare quanto mai interessante alla luce della necessità di riconversione di parte del settore automobilistico proprio la storia ci mostra diverse evidenze della contiguità tra le differenti strutture produttive. Oltre al caso di Chrysler potremmo ad esempio ricordare General Motors che ha prodotto il Lunar Roving Vehicle, la famosa Jeep lunare utilizzata in alcuni missioni Apollo. Anche Ford giocò un ruolo importante nella prima fase della conquista dello spazio attraverso la sua controllata Philco-Ford Aerospace Division, con sede nella Silicon Valley a Palo Alto. Specializzata nelle comunicazioni e nell’elettronica la società ha fornito la infrastruttura tecnologica per il mitico Mission Control Center di Houston usato in tutte le missioni della NASA, comprese quelle del programma Apollo. Ford è però uscita nel settore negli anni ‘90 del secolo scorso vendendo la sua controllata a Loral Corporation
Inoltre in molti paesi le agenzie spaziali statali hanno creato società commerciali per gestire la nuova economia dello spazio; ad esempio l’indiana ISRO (Indian Space Research Organisation) ha dato vita a una impresa privata, anche se interamente controllata da ISRO, Antrix Corporation, a cui ha affidato il compito di commercializzare i lanci satellitari e i servizi spaziali. Allo stesso tempo le agenzie nazionali hanno definito accordi di collaborazione con imprese private. Questa presenza dei privati diventa ben più rilevante se guardiamo alla filiera di componentistica che sta dietro ad ogni lancio.
Ma la vera novità di quella che è stata definita new space economy consiste in una costellazione di società e di start-up che hanno approfittato della riduzione dei costi per “commercializzare” lo spazio o per avere voce in capitolo nella filiera di fornitura. Una vera e propria industria che riveste un ruolo importante nelle strategie di sicurezza nazionale dei singoli stato. Ovviamente a fianco di questa utilizzazione economica, si aggiungono la pluralità dei servizi strategici, da quelli delle comunicazioni, ai satelliti, a quelli militari che hanno come scenario operativo lo spazio. Tutti elementi che hanno a che fare con i temi della sicurezza nazionale.
L’inizio di una nuova era
Non sfugge a nessuno come il governo del nuovo assetto dello spazio costituisca una sfida di estrema complessità e di difficile risoluzione allo stato attuale della situazione. La pluralità di attori che popolano questo territorio, pone inevitabilmente la questione della composizione regolata degli interessi. Si aggiunga a questo proposito come non si possa nemmeno utilizzare il contrappeso di una regolazione internazionalmente accettata. In questo contesto la rilevanza strategica delle attività che vengono svolte in questa dimensione pone inevitabilmente la questione rilevante del controllo e dell’egemonia. La geopolitica dello spazio diventa quindi la dimensione determinante del confronto strategico nei prossimi anni. Per questa semplice ragione continueremo a seguire e a condividere pe quello che avviene sopra di noi.
World Economic Forum e McKynsey, Space: The $1.8 Trillion Opportunity for Global Economic Growth, aprile 2024 - https://www.weforum.org/publications/space-the-1-8-trillion-opportunity-for-global-economic-growth/
Il riferimento a Pearl Harbor viene normalmente fatto risalire a Edward Teller, il fisico protagonista della bomba H, secondo cui il lancio dello Sputnik 1 rappresentò per gli Stati Uniti “una sconfitta peggiore di Pearl Harbor”
Robert D, Launius, Sputnik and the Origins of the Space Age - https://www.nasa.gov/history/sputnik/sputorig.html
John F. Kennedy (JFK) Moon Speech Transcript: "We Choose To Go To The Moon" - https://www.rev.com/transcripts/john-f-kennedy-jfk-moon-speech-transcript-we-choose-to-go-to-the-moon
Giovanni Caprara, Storia italiana dello spazio. Visionari, scienziati e conquiste dal XIV secolo alla stazione spaziale - Bompiani 2012
L’immagine è tratta dal volume Steephen Heller e Jim Heimann, All-American Ads of the 60s, Taschen, 2002