Le catene globali di valore sono una tigre di carta
I colli di bottiglia delle filiere produttive globalizzate sono alla base della attuale fiammata inflattiva. La loro fragilità è comunque un grande rischio per il futuro
Dopo aver indicato quelli che plausibilmente saranno i principali fattori di rischio che caratterizzeranno l’anno a venire passiamo ora ad approfondire i singoli scenari individuati. Aggiungiamo così oggi un ulteriore approfondimento alla presentazione del tema della crescita dell’inflazione parlando della fragilità delle catene di valori lungo le filiere produttive globalizzate.
Sul banco degli imputati
Abbiamo segnalato come il principale imputato della fiammata inflattiva - che peraltro si conferma anche nel mese di dicembre con la salita della crescita dei prezzi negli USA al 7% - sia lo sconvolgimento della catena globale dei valori, cioè il presentarsi di “strozzature” nei processi di produzione di beni intermedi e in generale nei sistemi di logistica che hanno a loro volta determinato un blocco degli approvvigionamenti su scala multinazionale.
La pandemia ha infatti prodotto (i) restrizioni alla circolazione di beni e persone, (ii) nonché diffusi e prolungati blocchi della produzione. Le misure di contenimento sociale hanno stravolto i complessi e fragili equilibri del sistema produttivo globale interrompendo i canali attraverso i quali le materie prime e i prodotti intermedi vengono distribuiti e canalizzati. Il complesso sistema di relazioni e di scambi, in cui entrano anche i fattori del capitale e della manodopera, viene tecnicamente definito in termini di catena di valore, intendendo con questo termine l’articolazione e la successione dei processi della produzione di beni e servizi. Il processo di globalizzazione ha disarticolato geograficamente le filiere produttive che rimangono organicamente connesse grazie a complessi sistemi di logistica logici e fisici.
Una parte importante del processo di riallocazione avvenuta negli ultimi decenni ha riguardato la produzione di beni e servizi intermedi, fase che svolge un ruolo strategico nella filiera produttiva che spesso si conclude in attività di mero assemblaggio. Si ricordi a questo proposito che circa un terzo delle esportazioni mondiali è imputabile proprio a questa categoria di beni e servizi.
Cina e zona del Pacifico sono i principali beneficiari
La disarticolazione delle filiere produttive sul piano geografico ha assunto un carattere globale coinvolgendo processi disarticolati in una pluralità di aree e di paesi, anche se la partita principale si è giocata soprattutto con lo spostamento di fasi della produzione verso l’estremo oriente e in gran parte verso la Cina. La capacità di attrazione di quest’area è stata e viene alimentata dalla disponibilità di manodopera professionalizzata in settori qualificati con un costo del lavoro sensibilmente inferiore.
Prendiamo ad esempio la catena di valore della Apple. Nel 2020, l’80% della produzione degli apparati Apple e dei suoi componenti viene prodotta in 6 dei 30 paesi in cui è localizzata la produzione: Cina 42%, Giappone 16%, USA 9%, Taiwan 6%, Corea del Sud 5%, Vietnam 4%1.
Un altro esempio è quello della produzione degli antibiotici generici. Il 90% delle materie prime necessarie a realizzare questi medicinali fondamentali per trattare centinaia di malattie vengono prodotti in Cina. L’ultimo impianto per la fermentazione della penicillina ha chiuso negli Stati Uniti nel 2004, chiudendo una esperienza che vedeva il paese nordatlantico produrre il 70% del fabbisogno mondiale2.
Un caso studio: le terre rare
La delocalizzazione non coinvolge solo la fase della produzione ma si estende anche alla concentrazione dell’attività estrattiva di specifiche materie prime. Un esempio eclatante è quello delle cosiddette terre rare, diciassette minerali essenziali per molti prodotti ad alta tecnologia, dall’eolico, alle auto elettriche, dai catalizzatori ai telefonini. Peraltro considerata la rilevanza strategica di questi materiali l’accesso a queste risorse, con le conseguenti criticità, costituisce di per sé un autonomo scenario di rischio3.
La Cina, grazie alla maggiore accessibilità a queste risorse (e quindi a minori costi), pesa per il 60% della produzione mondiale degli ossidi di terre rare a fronte di un 35% delle riserve4. Già durante la fase più acuta della guerra dei dazi, Pechino aveva minacciato di bloccare le esportazioni verso gli USA di questi materiali strategici. Anche se questa minaccia non si è materializzata la Cina sta procedendo verso una razionalizzazione della propria industria per accrescere il dominio commerciale a livello mondiale in questo segmento strategico5.
A inizio di dicembre del 2021 i giornali cinesi hanno annunciato la creazione di una holding, “China Rare Earth Group”, che raggrupperà le diverse imprese di proprietà statale che operano nel settore delle terre rare. In un articolo comparso su Global Times, uno dei quotidiani di proprietà del Partito Comunista Cinese, Wang Guoqing, direttore al Beijing Lange Steel Information Research Center ha commentato che “La costituzione della società rafforzerà ulteriormente i vantaggi della Cina nel settore delle terre rare. Con il graduale miglioramento della concentrazione del settore, la Cina avrà una maggiore competitività e un maggiore potere di determinazione dei prezzi sul mercato internazionale e il dominio cinese delle terre rare sarà ulteriormente consolidato”6.
Il controllo politico-strategico della nuova holding è assicurata dal fatto che come avviene per tutte le imprese di proprietà dello Stato la stessa sarà sottoposta al controllo della SASAC, la Commissione speciale per la supervisione e l’amministrazione delle attività statali, controllata direttamente dal Consiglio di Stato, il supremo organismo amministrativo ed esecutivo, e quindi dal Partito Comunista.
COVID-19 fa emergere tutte le fragilità
Abbiamo già indicato come le risposte non convenzionali al COVID-19, abbiano Linterrotto la operatività del sistema. Ad esempio il personale della logistica è stato confinato nei propri paesi, il distanziamento sociale e i controlli sanitari hanno creato allo stesso tempo ritardi alle dogane e una maggiorazione dei costi di trasporto. Inoltre lo sfasamento temporale delle chiusure delle economie nazionali ha aumentato le difficoltà. Tutto questo ha creato inoltre una carenza nelle forniture, soprattutto in alcuni settori come quello dei semiconduttori. Ancora oggi (gennaio 2022) a fronte della espansione dei contagi dovuti alla variante omicron, la Cina ha imposto restrizioni molto pesanti al settore marittimo: gli equipaggi che rientrano nei porti nazionali sono sottoposti a una quarantena di sette settimane, mentre altre restrizioni sono previste per il personale straniero. Ciò determina dei notevoli ritardi nell’avvicendamento del personale marittimo.
La vicenda del COVID ha quindi riportato alla ribalta la questione di un ripensamento della distribuzione delle catene di valori, e da molte parti è stata avanzata l’ipotesi di riportare parte delle filiere più vicino al centro delle imprese (back reshoring). Da parte loro gli Stati Uniti hanno creativo una task force presidenziale per presidiare le pressioni che si vanno via via determinando lungo le catene dei valori7. La task force già nel giugno del 2021 ha elaborato un libro bianco8 che ha individuato i nodi critici e proposto le azioni correttive per ridurre la vulnerabilità statunitense in quattro aree strategiche: (i) produzione dei semiconduttori, (ii) delle batterie a grande capacità, (iii) minerali e materiali critici, (iv) farmaceutica e produzione dei principi attivi9.
Prime reazioni
Un paese che sta già beneficiando di questi processi di riallocazione è il Messico. Non a caso le regioni di confine con gli Stati Uniti stanno vivendo un boom di nuove istallazioni produttive come ad esempio raccontato da Bloomberg10. Con riferimento specifico alla produzione statunitense il paese confinante gode tra l’altro dei benefici dell’appartenenza all’area di libero scambio prevista USMCA (United States - Messico - Canada Agreement11), che ha sostituito il precedente accordo NAFTA. In Europa ad esempio il produttore di elettronica tedesco Infineon Technologies AG ha aperto un impianto di componentistica a Villach in Austria co un investimento di 1,6 miliardi di Euro12.
Considerato il livello del decentramento che è stato realizzato una drastica riallocazione delle filiere produttive appare complessa, ma ciò che è accaduto in questi mesi ha reso tangibilmente manifesto come la concentrazione di molte produzioni chiave in un numero estremamente ridotto di paesi esponga le economie aperte a una pluralità di rischi.
La soluzione sarebbe la strutturazione di una governance adeguata dei processi che si concentri soprattutto sulle fasi di produzione più strategiche; è, però, indubbio che ogni processo di riallocazione apre una serie di criticità che concorrono a creare una maggiore incertezza e fragilità dei sistemi.
In ogni caso dobbiamo porci la domanda se dopo aver sperimentato l’impatto della crisi sulle catene dei valori si possa pensare ad esso come a un evento straordinario ovvero se sia plausibile che la stessa situazione si possa riprodurre in futuro. Secondo il mio punto di vista la risposta non può che propendere per il secondo caso. Nulla ci autorizza a pensare che quanto è avvenuto non possa ripetersi. Intanto si deve registrare come la nuova ondata di contagi legati alla variante omicron stia costringendo molte imprese della logistica a fare i conti con una riduzione della manodopera disponibile13. Inoltre in Cina ha scoperto che il vaccino di produzione nazionale, Sinopharm, che ha somministrato alla propria popolazione risulta poco efficace nel contrastare la nuova variante, e così le autorità sanitarie stanno ricorrendo a rigidi lockdown locali soprattutto nei nodi di comunicazione e dei traffici.
Nella minuta dell’intervento alla Camera di John Porcari, coordinatore della task force presidenziale sulle catene dei valori, si legge “uno degli indicatori più visibili e ampiamente riportati che la domanda di merci rimane anormalmente alta è il numero di navi portacontainer in attesa di attraccare ai porti di Los Angeles e Long Beach, che insieme gestiscono il 40% delle importazioni containerizzate che entrano nel paese. Normalmente, ci sono solo poche navi porta-container “all'ancora” in attesa di attraccare; venerdì erano 75. Questo numero è in parte spiegato dalla domanda di beni dei consumatori e anche influenzato dalle chiusure di porti e fabbriche legate alla variante delta in Asia. La situazione dovrebbe via via risolversi anche se il ritorno a una situazione di normalità è condizionato dall’andamento della pandemia. Nuove ondate di contagi legati alle varianti del virus, che portassero all’adozione di nuove misure restrittive sia sul piano delle singole nazioni che su quello internazionale (blocco della libera circolazione) darebbero ulteriore impulso a questa “disorganizzazione”14. In ogni caso la congestione dei porti americani di arrivo delle merci e dei prodotti intermedi dall’Asia si è andata semmai aggravando a seguito della diffusione dellla variante omicron. Così in novembre del 2021 le autorità portuali di Los Angeles e di Long Beach hanno dovuto introdurre nuove regole per gestire le code delle navi container fuori dai porti in attesa di poter scaricare le merci. A testimonianza che la situazione fatichi a stabilizzarsi, nel gennaio del 2022 anche le autorità portuali di Oakland hanno dovuto assumere la stessa decisione15.
Cosa ci aspetta?
In ogni caso è altamente plausibile che fenomeni avversi particolarmente importanti come è stata la pandemia o il concretizzarsi di minacce di natura geopolitica, o ad esempio crisi locali che blocchino i nodi geografici attraverso cui transitano i trasporti marittimi16 si possono ripetere anche in un futuro relativamente prossimo.
Aldilà delle valutazione sui singoli eventi deve guidarci una considerazione generale circa la caratteristica fondante delle catene globale del valore che si connotano proprio per la complessità che il sistema è andato assumendo nel corso degli anni. È evidente come la complessità sia uno dei motori principali di creazione di instabilità e incertezza. Il governo dei sistemi complessi è per sua natura difficilmente gestibile stante il numero notevole di variabili che devono essere gestite e costituisce pertanto un incredibile fattore di rischio. Valutazioni di carattere economico e di opportunità di costi, essendo impossibile solo immaginare la costruzione di sistemi di completa ridondanza, che potrebbero mitigare l’esposizione al rischio derivante dai fenomeni complessi.
Lo stress lungo le catene produttive di questi mesi ha fatto emergere la consapevolezza dell’importanza strategica del governo dei processi di approvvigionamento. Per monitorare la Federal Reserve di New York ha proposto una metodologia per monitorare attraverso la costruzione di un indice complesso il grado di pressione delle catene di valore nella consapevolezza che “Supply chain disruptions have become a major challenge for the global economy since the start of the COVID-19 pandemic”17.
“Apple Diversifies Supply Chain but Keeps China at the Center”, Global Thematic Research, 18 giugno 2021 - https://www.verdict.co.uk/apple-supply-chain-china/
https://www.marketwatch.com/story/china-has-cornered-the-market-on-antibiotics-so-the-u-s-must-rebuild-its-manufacturing-capacity-11619640612
Chomon Pérez Juan Manuel e Ganser Andreas, Las tierras raras y la lucha por la hegemonía mundial, in Opinión 21 dicembre 2021, Instituto Español de Estudios Estratégicos - https://www.ieee.es/Galerias/fichero/docs_opinion/2021/DIEEEO141_2021_JUACHO_Tierras.pdf
https://www.usgs.gov/centers/national-minerals-information-center/rare-earths-statistics-and-information
https://www.huffingtonpost.it/entry/la-cina-accresce-il-dominio-sulle-terre-rare-usa-e-ue-sotto-schiaffo_it_61aa3eeae4b0f398af209871
“The establishment of the company will further strengthen China's advantages in the rare-earth industry. With the concentration of the industry being gradually improved, China will have enhanced competitiveness and stronger pricing power on the international market and China's dominance of rare earths will be further consolidated”. - https://www.globaltimes.cn/page/202112/1240725.shtml
La task force è presieduta da John D. Porcari, ex Vice Segretario ai Trasporti dell’Amministrazione Obama.
The White House, Building Resilient Supply Chains, Revitalizing American Manifacturing and Fostering broad-base di growth, giugno 2021 - https://www.whitehouse.gov/wp-content/uploads/2021/06/100-day-supply-chain-review-report.pdf
Il corposo rapporto, di 250 pagine, indica anche quali sono i principali fattori di debolezza del sistema americano che hanno determinato le distorsioni nelle catene di valore: (i) insufficiente capacità produttiva, (ii) disallineamento degli incentivi e visione a breve termine delle imprese (iii) politiche industriali adottate dalle nazioni alleate, dai partner commerciali e dalle nazioni competitrici, (iv) limiti nel coordinamento internazionale.
Supply-Chain Hell Ignites Economic Boom Along U.S.-Mexico Border - https://www.bloombergquint.com/business/supply-chain-hell-ignites-economic-boom-along-u-s-mexico-border
USMCA di fatto costituisce la rinegoziazione del precedente accordo NAFTA che era stato disdettato dal Presidente americano Trump. Il nuovo accordo è stato siglato il 30 novembre 2018. Sebbene le difficoltà a raggiungere l’accordo siano state attribuite interamente a Trump e al suo America First, in realtà uno degli scogli maggiori alla chiusura dei negoziati sono state le resistenze canadesi all’apertura al mercato interno lattiero caseario. A dimostrazione di come tutta la materia sia stata trattata dai media in chiave politica credo che pochi sappiano che una delle misure più importanti del nuovo accordo consista nell’obbligo di applicazione di standard dell’Organizzazione Internazionale del lavoro sulla libertà di associazione sindacali e di contrattazione collettiva, fino a quel momento non regolata in Messico.
Infineon: nuovo impianto di produzione da 1,6 mld €, in Elettronica News, 17 settembre 2021 - https://www.elettronicanews.it/infineon-impianto-villach/
“Omicron having increasing impact on labour force availability across global supply chains” in splash247.com 7 gennaio 2022 - https://splash247.com/omicron-having-increasing-impact-on-labour-force-availability-across-global-supply-chains/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
“One of the most visible and widely reported-on indicators that the demand for goods remains abnormally high is the number of container ships waiting to dock at the Ports of Los Angeles and Long Beach, which together handle 40 percent of containerized imports entering the country. Normally, there are only few container ships “at anchor” waiting to dock; on Friday, there were 75. This number is partly driven by consumer demand for goods, and also impacted by delta-related port and factory shutdowns in Asia”. - https://www.whitehouse.gov/briefing-room/blog/2021/11/03/improving-and-tracking-supply-chains-link-by-link/
“Oakland dispatches waiting boxships away from the coast”. splash247.com, 11 gennaio 2022 - https://splash247.com/oakland-dispatches-waiting-boxships-away-from-the-coast/
Questi passaggi posti lungo le rotte più trafficate vengono tecnicamente definiti con il termine chokepoint e sono aree di particolare congestione del traffico marittimo che si crea a causa della conformazione geografica che crea una sorta di imbuto naturale. I principali chokepoint sono il Canale di Suez, lo stretto di Bab-el- Mandeb che immette verso il Canale di Suez, lo Stretto di Hormuz che immette nel Golfo Persico, lo Stretto di Malacca tra Oceano Indiano e Pacifico, il Bosforo, lo Stretto danese tra il Mar Baltico e il Mare del Nord e il Canale di Panama.
Benigno Gianluca, Di Giovanni Julian, Groen Jan J e Adam Noble, “A New Barometer of Global Supply Chain Pressure”, in Liberty Street Economics - Federal reserve of New York, 4 gennaio 2022 - https://libertystreeteconomics.newyorkfed.org/2022/01/a-new-barometer-of-global-supply-chain-pressures/